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Perché i colori dei filati non corrispondono mai

Filati e colori

Perché i colori dei filati non corrispondono mai? sembra quella vecchia barzelletta dei conti che vanno a trovare degli amici nella casa di fronte e il maggiordomo smette di aspettarli quando gli arriva un biglietto incomprensibile, la conosci, no? Vabbè, magari poi te la racconto.

Ma per tornare ai colori dei filati, quante volte te lo sei chiesto? e quante volte ti sei arrabbiata senza poter trovare la soluzione o almeno spiegartene la ragione? ebbene, le ragioni sono tante, e non sempre risolvibili, ma almeno, dopo aver letto questo articolo saprai il perché!

I motivi sono tanti, ma veramente tanti, però per quello che ci interessa quando acquistiamo un filato, potremmo ridurre tutto a due principali ragioni: una di ordine tecnico e una di ordine fisiologico. Entrambi questi motivi poi si fondono insieme fino a rendere inestricabile la matassa Cromatica.

Come si tinge un filato


Prima di addentrarci -superficialmente- nella questione, dobbiamo fare alcune considerazioni legate al mondo dei filati.

Come sai, il filato, quando viene tinto, riceve un bagno di colore.

Anche nei processi industriali, questi bagni non sono mai uguali. Capita infatti che tra due colori identici di due bagni diversi, essi siano davvero molto differenti.

Questo è un limite che non si può superare.

Filati colorati a mano


Cosi come sono ugualmente insuperabili gli altri due di cui abbiamo detto prima:
Tecnico: una delle ragioni più consuete è dovuta alla diversa qualità degli schermi dei computer o dei telefoni.

Ti è mai capitato di stare davanti agli schermi dei televisori di un centro commerciale e vedere decine di televisori accesi sullo stesso programma? Hai mai fatto caso che non trovi mai la stessa risoluzione delle immagini? Ecco è lo stesso processo che accade tra pc diversi.

I limiti fisiologici del colore

Fisiologico: Sto leggendo un bellissimo libro, Cromorama. Ti riporto uno stralcio della quarta di copertina per incuriosirti un po’, ti assicuro che se ami i colori questo libro ti conquisterà. Comunque, ho fatto delle scoperte entusiasmanti. Anche se i colori hanno una frequenza, è vero che per definire un colore occorre la presenza di qualcuno che lo osserva.

Inoltre la stessa osservazione è anche lei limitata, limitata dai nostri organi ricettivi, dagli occhi e dai fotorecettori, ad esempio, sembra che alcune persone (donne soprattutto) abbiano più recettori a cono dei rossi rispetto agli uomini, tradotto significa che alcune di noi vedono i colori diversamente dagli altri…

Un libro che parla di colori

I colori in cromorame

Perché le matite gialle vendono di più delle altre? Perché Flaubert veste di blu Emma Bovary? Perché nei dipinti di Mondrian il verde non c’è mai? E perché invece Hitchcock lo usa in abbondanza?

Nella società delle immagini il colore informa, come nelle mappe. Seduce, come in pubblicità. Narra, come al cinema. Gerarchizza, come nelle previsioni del tempo. Organizza, come nell’infografica. Valorizza, come nei cosmetici. Distingue, come negli alimenti. Oppone, come nella segnaletica stradale. Si mostra, come nei campionari. Nasconde, come nelle tute mimetiche. Si ammira, come nelle opere d’arte. Infine, nell’esperienza di ciascuno, piace.

Tutto questo accade grazie a qualche tecnologia. In primis quella dei mass media, che comunicano e amplificano le abitudini cromatiche.

Il pubblico osserva, sceglie, impara; finché queste consuetudini non standardizzano la percezione e il colore comincia a parlare da solo, al punto da sembrare un fatto naturale.

Dalla quarta di copertina di Cromorama, di Riccardo Falcinelli

E non solo: un colore si definisce in base al colore che ha vicino e al fondo. Spesso quindi capita che un colore appaia diverso perché cambia l’ambiente. Hai presente quando ti metti due calzini che sembrano neri e poi in strada ti accorgi che uno invece è blu? Il fenomeno si chiama “metamerismo” e anche qui, puoi farci poco.

Anche l’idea di vedere il colore dal vivo quindi potrebbe ingannarti. L’inganno lo costruisci tu, non il colore!
L’inganno è nell’occhio che guarda.

Una palette colori non è mai neutra

Questo è un estratto dal sito di una parte dei colori di Paris di Drops Garnstudio, guarda quanti rosa, ma in realtà sono rosa pallido, rosa cipria, rosa salmone, rosa arancio… sapresti riconoscerli senza metterli a confronto? E in una giornata senza sole? E alla luce di una lampadina al neon?
I colori sono così, non sono mai uguali a loro stessi, hanno bisogno di luce e di un paragone…

E nei filati tinti a mano? come funziona il colore?

colori nei filati indie dyers

Se in un filato industriale tra un bagno e l’altro è visibile la differenza, puoi immaginare che differenza può esistere in un filato tinto a mano? Dove i limiti sono anche quelli del singolo tintore?. Di solito le tinture dei filati avviene in gruppi da 5 matasse. Non solo ogni gruppo, ma ogni matassa è un pezzo unico.

Insomma, la caratteristica principale delle matasse tinte a mano è la loro assoluta irripetibile unicità, per questo spesso è sufficiente una sola matassa per fare un lavoro come ad esempio uno scialle.

Ps. quella mano che vedi è quella di Alice, stava tingendo delle matasse con colori acidi, un esperimento personale.

Anche nei filati tinti a mano in maniera “industriale” come ad esempio fa Malabrigo, i bagni sono di 5 pezzi alla volta, e non è raro che i bagni siano anche molto diversi.

Quindi, se non ami la varietà del mondo reale… meglio scegliere una tinta unita, ma ricordati che anche i bianchi industriali di due bagni diversi sono… diversi!

Il bello di una matassa artigianale è proprio nella sua irrepetibilità, nella diversità e nello stile unico.

Quasi dimenticavo la barzelletta dei conti che non tornano, e se sei arrivata fin qui a leggere, te la meriti, anche se vecchia, è sempre una barzelletta divertente. I conti sono usciti e sono andati a cena da amici, il maggiordomo è a casa e li aspetta per accoglierli al loro rientro (sapete come sono i conti). A tarda sera, il maggiordomo riceve un biglietto su cui è scritto 7+4=9.

A quel punto il maggiordomo va a dormire, è inutile aspettare, i conti non tornano.

Ciao ciao, Jolanda