Scopri il vincitore del primo episodio

Proclamazione del vincitore del primo episodio Lavorando a maglia

Il vincitore del primo episodio è stato il commento di Tamara Comi. Ripubblichiamo il suo componimento e le facciamo le nostre congratulazioni. Tamara si è aggiudicato il set di ferri Knit Pro. punte knitting needles knit pro dreamz

I commenti sono stati tutti molto belli e per la giuria è stato difficile trovare i 3 da portare in finale. Nei prossimi episodi tutti potranno continuare a divertirsi con noi e vincere la Yarn Bowl del maestro ceramista di Castelli Nino Facciolini.

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L’episodio numero 2 è cominciato il 15 Novembre, il titolo è: Il tempo che ho ritrovato. Questo episodio è la storia di come una amicizia possa ritrovarsi attraverso il filo rosso del lavoro a maglia.

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Quella foto aveva vegliato su di me per anni. Dapprima nella mia camera, poi, una volta lasciata la mia casa natale, nella stanza dei bimbi, custode silente e amorevole del loro sonno. Solo in quel momento, mentre cullavo la mia bimba in fasce, cominciai a notare e a distinguerne gli amabili particolari. Mia madre ed io: lei vestita di un abito in lana color panna, maglione e gonna, sul primo un paesaggio variopinto con applicazioni di lustrini per farne risultare le figure, ed io, con un golfino dai colori neutri ed una piramide di coniglietti sul davanti, i miei animali preferiti. Avevamo fatto una puntatina insieme in merceria per trovare il brillantino perfetto per decorarne gli occhi. Quanto amore in quella foto. In un lampo mi tornò alla mente il ricordo chiarissimo del tintinnio dei ferri quando si toccavano, quando mangiavo pane e cioccolata tornata da scuola e la voce di mia madre mi chiedeva come era andata la giornata, mentre le mani, attente e operose, continuavano a lavorare. Fu un attimo. Adagiai con tutta la dolcezza del mondo la mia bimba ormai dormiente nella sua culla e mi diressi in soffitta. In alto, nell’armadione, bianca e rossa spiccava la borsa dei lavori della mia cara mamma, l’applicazione a forma di fragola ormai sbiadita e usurata dal tempo, ma i suoi tesori ancora sicuri e protetti: ferri di ogni tipo, lunghi, freddi, di metallo, tranne un paio di legno, un po’ mangiucchiati dal nostro cane. Erano rimasti lì, per quasi vent’anni, dimenticati e indolenti. Le maglie del cardigan nocciola a cui mia madre stava lavorando ancora vive, come ad aspettarla. Presi un paio di gomitoli, ormai ruvidi di polvere e di tempo passato, e una coppia di ferri, quelli scelti dal caso. Erano le prime maglie che montavo: troppo strette, eccessivamente tese, apparentemente impossibili da acciuffare e lavorare. I punti cadevano. Giro dopo giro, qualche maglia mi abbandonava per sempre, ormai esasperata dalla mia inettitudine. Eppure ne spuntavano sempre di nuove, con fare quasi miracoloso, per portarmi il loro incoraggiamento. Parevano dirmi: “Non mollare!”. Giro dopo giro, diritto dopo diritto, la mia frustrazione lasciava spazio a un’urgenza insaziabile e la mia sicurezza aumentava. Sentivo l’eredità di mia madre scorrere nelle mie mani: potevo imparare, anche se lei non era più con me per insegnarmelo. Potevo insegnarlo alla mia bambina, un giorno, quando sarebbe cresciuta: cappelli, sciarpette, maglioncini, vestiti per noi e per le bambole, con una complicità tutta nostra. Tre generazioni di donne legate da un filo di lana, da questa e dall’altra parte della vita, un’eco della memoria che saldava tra loro le catene delle generazioni. Ne nacque una sciarpa, verde muschio, piena di buchi, informe ed irsuta come un cinghiale, che ancora conservo sul fondo di quella borsa, e il rifiorire di un’inesauribile storia di donne, trascorso, presente e avvenire.

 

Brava Tamara!

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